Dai Fiori di campo alle fiamme degli inferi...
Persefone acconsente al rapimento di Ade!
Persefone, dea moglie e figlia. Così potremmo sintetizzare il mito di Proserpina (Persefone in latino). Chi è Persefone quindi? La dea di cui parliamo, nasce dal frutto di Zeus e Demetra. Ella, unica figlia di Demetra viveva la sua vita nella spensieratezza, raccogliendo fiori e vivendo dei doni della natura. Un giorno mentre raccoglieva fiori, Persefone vide aprire davanti ai suoi occhi la voragine degli inferi. Da essa uscì il dio degli inferi, Ade, che rapì la dea, portandola nel suo regno sotterraneo. Demetra in quell’istante sentì le urla di Persefone e dopo essersi vestita a lutto cominciò a vagare in cerca della figlia. Per nove giorni e nove notti la dea vagò senza ottenere nulla e alla fine si recò da Elio, il sole, che dall’alto aveva visto tutto quello che era successo. Il dio disse a Demetra dove fosse finita Persefone “Tua figlia ora è la sposa di Ade”. Udite queste parole, Demetra, che era la più mite degli dèi, emise un urlo talmente forte che di colpo tutti i fiori e le piante smisero di crescere. Dopo poco tempo la terra diventò un deserto e nulla valse la supplica degli dèi e Demetra non si placò.
Allora Zeus, ordinò ad Ade di riportare la fanciulla sulla terra, purché non avesse ancora mangiato il cibo dei morti. Ma Persefone aveva ingerito sei semi di melagrana, portati dal giardiniere Ascolaphus e così Ade dovette rassegnarsi. Appena giunse sulla terra, la fanciulla corse subito a riabbracciare la madre Demetra che, immediatamente cessò la sua collera facendo tornare la terra verde e piena di fiori.
Zeus, quindi, avvicinandosi a Persefone, le ordinò di rientrare nell’oltretomba ogni anno per la durata di sei mesi, come sposa di Ade. Per ogni seme che la fanciulla aveva mangiato ci sarebbe stato un mese d’inverno. Durante gli altri sei mesi, Persefone sarebbe tornata al mondo dei vivi vicino alla madre Demetra, in quei mesi ci sarebbe stata la primavera e l’estate.
Questo mito potrebbe essere letto con una chiave psicologica. Esso parla, inizialmente, di una ragazza pura ed ingenua che vive la sua giovinezza raccogliendo i fiori e in stretto contatto con la madre. A questa parte iniziale del mito si interpone il matrimonio fra Ade e Persefone, il sopraggiungere della sessualità, gli impegni matrimoniali ed il distacco con la madre.
Quindi i temi psicologici affrontati dal mito sono per lo più di natura adolescenziale. In particolare, è possibile trovare un processo che in psicologia viene chiamato separazione-individuazione. In questo processo, affrontato da tutti gli adolescenti, essi sono chiamati a rendersi progressivamente indipendenti dalle figure reali dei genitori e dalle loro rappresentazioni mentali idealizzate. La richiesta è di rinunciare ai vissuti di protezione e di idealizzazione del proprio sé che la presenza onnipotente dei genitori dell’infanzia garantiva. L’adolescente prima ingenuo e puro inizia ad affacciarsi alla vita degli adulti, i problemi che portano le relazioni con il gruppo dei pari, la sessualità, le prime cotte ed amori. Nasce nei ragazzi ciò che più serve, una spinta personale che porterà a creare la propria personalità, diversa, seppur in alcuni aspetti simile, a quella dei genitori.
Persefone, in questo mito, affronta proprio questo processo di separazione-individuazione. Deve abbandonare la sua ingenuità e la famiglia, costretta da pulsioni irrefrenabili (il rapimento da parte di Ade), che la spingono a crescere. Questa pulsione di cui parliamo è la spinta puberale, che porterà Persefone e gli adolescenti a costruire la propria identità, demolendo la precedente. I cambiamenti innescati dalla pubertà a partire dal menarca femminile e dalla comparsa del liquido seminale maschile richiedono di poter pensare ad una nuova immagine di sé. Da una condizione asessuata e onnipotente si passa alla costruzione di un’identità maschile e femminile matura e potenzialmente generativa. Tale processo riguarda anche l’accettazione della propria mortalità: il corpo è dotato di un limite temporale.
L’adolescenza resta e resterà sempre la fase più importante di un individuo tanto da poter portare i ragazzi ad uno scacco evolutivo, cioè l’arresto del processo decisionale e di trasformazione del funzionamento mentale, che può provocare un dolore mentale che spesso è il motivo che spinge l’adolescente a tentare di sbloccare lo stallo ricorrendo ad azioni rischiose, apparentemente insensate, nella speranza di recuperare il movimento e lo slancio. Questo processo non è sempre semplice, spesso può portare gli adolescenti in moti di ribellione, autolesione o atti incoscienti.
Non sarà difficile, quindi, trovare un adolescente con uno di questi problemi.
Ciò che consigliamo noi psicologi è parlarne con un esperto. Non dobbiamo mai minimizzare i danni che potrebbero portare le gesta inconsuete di un adolescente. Tagliarsi le vene, mordersi ferocemente unghie o dita, rubare o comportamenti simili sono sintomi di ciò che vostro figlio sta vivendo. Alle volte riuscirà a superare questo periodo, altre volte avrà bisogno di un aiuto familiare, di un ascolto attivo da parte di un parente a lui vicino o un professionista della salute mentale.