Anche le principesse cadono nella vendetta: la tragedia di Medea.
Nel 2020, che riflessioni può offrire una tragedia del V secolo a.C ?
Le origini della tragedia sono antichissime, V secolo a.C. Il genere tragico è l’espressione più antica di teatro. Distanziandosi dalle sue origini sacre iniziali, ha velocemente raggiunto la sua configurazione finale nelle opere dei massimi tragediografi dell’antichità: Eschilo, Sofocle ed Euripide.
Intellettuali di ogni tempo hanno tratto ispirazione dalle antiche tragedie per le proprie opere.
Euripide, ad esempio, si interessa di porre in scena la soggettività dell’uomo. Scorge la contrapposizione tra intelletto e sentimento e attribuisce agli dei un ruolo secondario.
Per l’uomo di quel lontanissimo tempo, la rappresentazione della tragedia, aveva un ruolo fondamentale; funzione psicologica e pedagogia, diremmo oggi.
Lo stesso Carl Gustav Jung, psicoanalista del 900, conferiva nel teatro, il potere di avviare “soluzione pubbliche di problemi privati.” Ciò che appartiene in modo universale ad ogni essere umano, poteva essere rappresentato, dunque: la vita, la morte, la paura, la codardia, il coraggio, la vendetta, l’amore, l’odio, la gelosia e la felicità.
La tragedia, narrava dunque di vicende umane e permetteva agli uomini di ritrovare parti di sé.
La tragedia di Medea (Μήδεια)
Sceneggiata da Euripide nel 431 a.C. ad Atene, Medea è una figura femminile assai enigmatica; da un lato è una donna passionale e travolgente, dall'altro è invece molto fragile ed instabile.
Medea è il dramma della donna abbandonata in preda al desiderio di vendetta.
Ella è principessa della Colchide e quando conobbe Giasone, impavido uomo che voleva impossessarsi del vello d'oro, se ne innamorò perdutamente. Medea, decide di aiutare Giasone e lo fa nei peggiori dei modi: tradendo la patria e uccidendo il fratello.
Quando scappò a Corinto insieme al suo amato, Medea è emarginata dalla società, poiché restia a cambiare le proprie abitudini. Tali atteggiamenti, destano l'ira di Giasone.
Creonte re di Corinto vorrebbe che a sua morte, Giasone divenisse suo successore e decide dunque, di concedere in moglie sua figlia, Creusa.
Giasone dunque, intravede nella nuova e giovane principessa di Corinto l’ennesima possibilità di poter conquistare potere. Giasone allora, decide di ripudiare la sua sposa Medea.
La donna, dotata di poteri magici come la zia, è spinta dalla gelosia per il torto subito e invia un dono di nozze alla giovane sposa che, ne produce la morte. La vendetta di Medea però andò ben oltre, poiché il suo obiettivo era colpire Giasone. La donna uccide i suoi figli, in questo modo così, Giasone non avrebbe più potuto avere discendenti. L'uomo è così devastato dal dolore che decide di uccidersi.
Medea è una donna tradita e rinnegata. E’ la “straniera, che non cambia abitudini” ed è innamora di un uomo, che la rinnega e la tradisce.
E la psicologia cosa ci dice?
Chi è Μήδεια? Medea è una donna, una madre, una figlia, una persona che vive la sua vita in una terra straniera, sola con i suoi figli. Il soggetto della tragedia ha dovuto abbandonare tutto quello che aveva: famiglia, vita sociale e costumi condivisi con i propri “connazionali”. Questo abbandono è stato sostituito da costumi non suoi, da un marito svalutante nei suoi confronti e infine dal giudizio degli altri. Medea, quindi, si ritrova sola con i suoi pensieri, non potendo più avere nessuno con cui essere sé stessa. L’unica cosa che poteva fare, per star meglio, era indossare una maschera. Essa non rappresentava la protagonista della tragedia, ma solo la persona che tutti volevano vedere, una madre felice con i propri figli. La realtà ovviamente non era questa, ma probabilmente la Medea della tragedia era felice di ciò, nascondere tutto a tutti. Ma questo comportamento ha un costo, un sacrificio che inficia sulla propria psiche. Questa maschera inizierà a pesare sulla donna, fino a schiacciarla e opprimerla. Dei pensieri pervasivi, inonderanno Medea. Ella non sarà più in grado di vedere la felicità, non sarà più in grado di vedere il proprio futuro. Questo tormento, porterà Medea ad un atto estremo l’uccisione dei propri figli e di se stessa. Tutto ciò provocato da una maschera, che volontariamente, Medea aveva deciso di cucirsi addosso.
Questa tragedia quindi ci insegna a leggere il presente, ci insegna quanto le persone siano fragili e vadano protette ed aiutate.
Il suggerimento, come sempre, è parlarne con un professionista della salute psicologica. Abbiate sempre il coraggio e le speranze di scrollarvi quel macigno che potreste portare sulla schiena, qualora non possiate fatevi aiutare, non è una vergona, ma una presa di coraggio.